<strong>Il valore storico delle imprese balneari</strong>

Il valore storico delle imprese balneari

Le istanze di Cna per la tutela del comparto

Assemblea regionale di CNA Balneari Toscana a Lido di Camaiore

La parola d’ordine è riconoscere il valore d’impresa, non solo quello materiale ma anche quello immateriale. Ne è certa la Cna che ha riunito all’Hotel Bracciotti di Lido di Camaiore i balneari per una assemblea regionale in cui si è toccato con mano quanto potranno essere devastanti per tutto il sistema turistico nazionale i provvedimenti adottati dal Governo contenuti nel decreto “anti-infrazioni”, ora al vaglio del Parlamento.

La Cna, che sulla direttiva Bolkestein ha sempre avuto una posizione fortemente critica anche sulla sua applicabilità al settore delle concessioni demaniali marittime, ha avanzato proposte di emendamenti al testo di legge ritenendolo ingiusto e fortemente iniquo rispetto alle istanze della categoria.

“Abbiamo atteso di avere tutte le informazioni necessarie – ha spiegato Andrea Giannecchini, presidente Cna Lucca – per capire bene il decreto e le sue conseguenze sugli oltre 450 stabilimenti che insistono in provincia e muovono un indotto di oltre 12mila persone. Per la Cna questo provvedimento è irricevibile da tutti i punti di vista perché, prima di tutto, non tiene assolutamente conto di tutte le richieste che abbiamo avanzato in tutti questi anni e non rispetta e tutela chi ha creato valore sociale e ricchezza sul territorio. C’è una preoccupazione altissima nel settore e noi continueremo a chiedere di arrivare a delle soluzioni che blindino i nostri concessionari e garantiscano il valore di impresa delle aziende balneari”.

Per questo l’associazione crede fermamente nella necessità di garantire continuità nei rapporti concessori, di introdurre dei meccanismi di premialità che riconoscano il valore delle piccole e medie imprese e, nel caso di aste, indennizzi adeguati al valore reale delle imprese uscenti.

“E’ ridicolo considerare soltanto gli investimenti fatti negli ultimi cinque anni – ha spiegato Giannecchini – tra l’altro in un periodo travagliato tra Covid e incertezza normativa. La valutazione deve essere in linea con quella di una normale impresa e considerata nella totalità del rapporto concessorio. Ma non solo, nella scelta dei concessionari deve privilegiare chi ha esperienza nel settore e chi fa di quella attività la fonte principale del proprio reddito, dato che le imprese balneari sono nella quasi totalità a gestione familiare”.

Senza riconoscimento del valore aziendale si vuole cancellare il lavoro fatto da migliaia di piccole e medie imprese del settore balneare. Ne è convinta anche Ilaria Piancastelli, presidente regionale Cna Balneari.

“Imprese costituite principalmente da famiglie che con il duro lavoro negli anni hanno contribuito a far crescere il tessuto sociale culturale ed economico di interi territori costieri – ha confermato Piancastelli – Sono nate comunità e con esse tradizioni che continuano ad attrarre turisti, creando realtà che prima non esistevano e che si sono trasformate nel tempo in volani per l’economia. Queste imprese hanno un enorme valore storico che in altri settori dell’economia viene perseguito e valorizzato ma che invece con questo decreto salva infrazioni si cerca di scardinare”.

E dopo quasi venti anni di proteste, lotte, trattative, i parlamentari del territorio sono venuti davanti agli imprenditori del settore per spiegare cosa è possibile fare in questo momento per tutelare gli attuali concessionari negli sforzi compiuti per sostenere gli investimenti sugli stabilimenti.

Parlare con il Ministero sarà il primo passo per Elisa Montemagni (Lega).

“Siamo rimasti stupiti e delusi del testo e cercheremo di presentare al Ministro una soluzione completa – ha confermato Montemagni – e confido che la spinta che daremo come parlamentari venga recepita. Il mio timore è che non si sia capita l’importanza del settore per tutto il Paese. Adesso siamo in fase di dialogo e arriveremo al voto non prima della settimana prossima”.

Stesso disappunto da Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia) che è convinto si stia facendo un danno enorme al turismo nazionale.

“Stiamo compiendo forse anche delle ingiustizie – ha detto Zucconi alla sala di imprenditori – il provvedimento così come è scritto non è ricevibile ed è un vero attacco al mondo imprenditoriale italiano”.

Di diverso tono ma, sostanzialmente, nella stessa direzione di tutela delle attività del settore, sono stati gli interventi di Valentina Mercanti e di Marco Simiani (PD).

“Come Regione Toscana – ha spiegato Mercanti – abbiamo provato a fare un tentativo con un provvedimento che però non è andato a buon fine. E’ però ora di finire di prendere in giro le piccole imprese. Mi auguro che l’attuale maggioranza porti avanti quanto promesso negli anni e si approvino gli emendamenti presentati. Noi continueremo a portare avanti la nostra battaglia a favore degli indennizzi”.

“E’ un provvedimento scritto male e di fretta – ha detto Simiani – noi non abbiamo mai fatto promesse che sapevamo non potevano essere mantenute. Adesso abbiamo presentato trenta emendamenti molto puntuali rispettando in coerenza la posizione sempre avuta negli anni. Oggi la partita è quella di garantire all’impresa il giusto valore”.

La richiesta che tutti i parlamentari agiscano in maniera compatta e nella stessa direzione è arrivata dal consigliere regionale Massimiliano Baldini (Lega), mentre nello specifico di alcuni punti del decreto è intervenuto l’ex sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto.

A tirare le fila dei diversi interventi è stato Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneari che ha sottolineato la necessità di sospendere le procedure di evidenza pubblica da parte dei comuni costieri in assenza del decreto attuativo – atteso entro marzo 2025 – che stabilisca i criteri per gli indennizzi.

“Senza criteri è altamente probabile che alle gare seguano decine e decine di ricorsi in grado di “ingessare” l’attività amministrativa degli enti locali. Senza riconoscimento del valore d’impresa per l’intera durata della concessione – ha detto Tomei – significherebbe disconoscere il lavoro, gli investimenti, la qualificazione raggiunti dalle imprese e da un intero territorio sul versante economico e sociale. Invitiamo, pertanto, i Comuni a sospendere in modo omogeneo la procedura fin tanto non ci siano criteri certi”.

La Toscana, con 900 concessioni, è la seconda regione dopo l’Emilia Romagna per numero di stabilimenti balneari. Solo in Versilia sono 439 suddivisi tra i quattro comuni rivieraschi.

4.300 sono le persone impiegate direttamente (titolari e dipendenti) e 12.000 unità sono il totale del personale dell’indotto (fornitori, commercianti, artigiani, servizi).

Un comparto economico che per la Cna merita di essere salvaguardato e difeso.

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