Indagine Cna sul Covid 19

Indagine Cna sul Covid 19

Per avere dati certi su cui lavorare, la Cna ha realizzato un indagine in merito all’impatto dell’epidemia Coronavirus sull’attività delle micro e piccole imprese, cuore pulsante del tessuto produttivo italiano. L’indagine, condotta su un campione di oltre 6mila piccole imprese, fa emergere gli effetti della crisi di origine epidemiologica sui principali settori produttivi del nostro Paese (trasporto, turismo, moda, servizi alla persona, agroalimentare, servizi alle imprese, manifattura meccanica e costruzioni). Nello specifico, lo studio raccoglie ed elabora dati cruciali riferibili allo svolgimento dell’attività d’impresa, sia con riferimento alle immediate ripercussioni di carattere economico che per quanto riguarda l’individuazione degli strumenti e delle misure da adottare, al fine di contrastare l’emergenza.

Tenuto conto della necessità di riprendere al più presto il sentiero della crescita, Cna propone alcuni interventi per ritornare a guardare con fiducia al futuro.

L’epidemia legata alla diffusione del coronavirus innescherà un rallentamento dell’attività economica su scala globale che potrebbe risultare particolarmente severo per l’Italia.

Oltre alla manifattura, il settore probabilmente più colpito sarà il turismo, anche per la cancellazione di eventi folcloristici/tradizionali e fieristici in grado di catalizzare flussi di milioni di persone straniere nel nostro Paese.

Le micro e piccole imprese appaiono particolarmente esposte rispetto agli eventi fin qui descritti, anche perché la loro capacità di resistere alla flessione della domanda potrebbe esaurirsi nel giro di poco tempo se, in attesa di una normalizzazione della situazione, non verranno poste in essere adeguate misure di sostegno da parte del Governo.

In poche ore l’indagine ha raccolto 6.327 risposte, un dato sintomatico del fatto che il tema coronavirus è al centro delle preoccupazioni delle micro e piccole imprese e degli artigiani.

Il 72,4% dei rispondenti dichiara che sta registrando effetti diretti sulla propria attività legati alla vicenda coronavirus ed in particolare per ciò che concerne l’andamento della domanda, i rapporti con i fornitori, cancellazione di appuntamenti e problemi logistici.

I settori più esposti sono sicuramente quelli del trasporto passeggeri e quello turistico. Rispettivamente il 98,9% e il 89,9% delle imprese registra difficoltà causate dall’emergenza sanitaria in corso. Si tratta, in questo caso, di una drammatica contrazione della domanda dovuta alle innumerevoli cancellazioni che stanno giungendo in questi giorni da parte dei tour operator e alla sospensione dei servizi scolastici tra cui vi sono anche le gite.

La sospensione degli appuntamenti fieristici, invece, è la motivazione prevalente che sta alla base dei disagi rilevati dalle imprese della moda (il 79,9% degli imprenditori del settore sta subendo effetti negativi sulla propria attività), oltre ai problemi derivanti dai rapporti con i fornitori e dal mancato ritiro delle merci.

Un numero elevato di cancellazioni delle prenotazioni si registra anche tra le imprese di servizi alla persona (in prevalenza centri estetici e acconciatori), il 78,8% degli intervistati dichiara di subire effetti diretti.

Gli altri settori economici non sono comunque esenti da problematiche derivanti dall’emergenza sanitaria che sta affrontando il Paese. Il 78,8% degli operatori del settore agroalimentare dichiara di incontrare difficoltà dovute al parziale o totale arresto dell’attività di produzione o alle difficoltà dovute al mancato recapito di merce già acquistate.

Le imprese di trasporto passeggeri e quelle della filiera del turismo sembrano quelle più preoccupate per il futuro. Quasi la totalità degli intervistanti (il 99,7% delle imprese di trasporto passeggeri e il 97,9% delle imprese turistiche) prevede, infatti, che l’ammanco registrato in queste settimane di emergenza influenzerà i risultati economici dell’intero anno. Una stima condivisa anche dal 94,2% delle imprese che operano nel settore della moda. Complessivamente, il 53,1% delle imprese stima per il 2020 una contrazione dei ricavi. Una contrazione che, invece, potrebbe interessare oltre il 70% dei settori del trasporto passeggeri e turistico. Negli altri settori le perdite stimate sembrano più contenute, ma solo per l’11,3% degli intervistati quest’anno i ricavi rimarranno stabili o cresceranno, un 35,6% non sa ancora valutare. Mediamente, già nel 15,1% delle imprese si registra un aumento delle assenze tra i dipendenti. Dovute soprattutto all’impossibilità di raggiungere il luogo di lavoro o alla necessità di rimanere a casa per accudire i familiari.

Le imprese operanti nei settori più esposti e che hanno subito l’impatto più forte hanno già messo in campo delle contromisure (il 48,9% delle imprese turistiche, il 44,1%% delle imprese del trasporto passeggeri e il 41,6% delle imprese di servizi alla persona), spesso contattando clienti e fornitori o cercando soluzioni congrue per la gestione del personale.

Circa il 30% delle imprese dei servizi ha adottato forme di smart working per consentire ai propri dipendenti di limitare gli spostamenti e quindi l’esposizione al contagio oppure di accudire i propri figli rimasti a casa a causa della chiusura delle scuole. Il telelavoro, però, è una soluzione preclusa alla maggior parte delle imprese intervistate data la natura della loro attività. Si tratta infatti di imprese manifatturiere, dei servizi alla persona o ad altre imprese o di trasporto, mansioni impossibili da svolgere dalla propria abitazione.

Nel caso in cui lo stato di emergenza dovesse perdurare, le micro e piccole imprese potrebbero aver bisogno di ricorrere tempestivamente agli ammortizzatori sociali a favore dei dipendenti. Questa richiesta giunge dal 67,9% del totale degli intervistati e risulta particolarmente sentita dalle imprese manifatturiere che operano nel settore della moda (74,0%). Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale è considerato necessario anche dal 72,9% delle imprese di trasporto passeggeri, dal 72,5% delle imprese della manifattura meccanica e dal 72,1% delle imprese dell’agroalimentare.

Turismo

Il settore turistico è il più colpito dall’emergenza coronavirus che ha causato tra l’80% e il 100% delle cancellazioni di viaggi e pernottamenti. In questo senso particolarmente negativa è stata la decisione di annullare tutte le gite scolastiche fino a fine maggio unica fonte di lavoro per diversi tour operator. In alcuni casi le imprese hanno reagito mettendo in ferie tutto il personale ma la profondità degli effetti sui risultati economici di queste attività sta generando difficoltà nei pagamenti di affitti e mutui delle strutture ricettive e del personale. C’è anche il caso di chi si è trovato costretto a non rinnovare i contratti in essere per mancanza di lavoro

Trasporto merci

All’interno del settore del trasporto merci la maggior parte delle imprese intervistate dichiara di aver incontrato disagi dovuti all’allungamento dei tempi di carico e scarico. L’eccessiva burocrazia richiesta per la produzione di documentazione atti a certificare il buono stato di salute e i controlli della temperatura dei conducenti che entrano in azienda hanno provocato una dilatazione dei tempi di consegna delle merci. Come se non bastasse in molte tratte i tempi di percorrenza sono aumentati a causa di deviazioni dovute alla chiusura di strade che si trovano nelle “zone rosse”.

Trasporto persone

Insieme al settore turistico è senza dubbio quello che sta subendo il maggior numero di disdette dovute anche alle disposizioni adottate da alcuni Paesi (es. Croazia e Giordania) che stanno vietando l’ingresso di turisti italiani nel proprio territorio. Le imprese del trasporto autobus sono colpite anche dalla riduzione delle corse del trasporto pubblico urbano e dei servizi di scuolabus. La drammatica contrazione della domanda ha generato per queste imprese difficoltà nei pagamenti di gasolio, forniture di gomme, assicurazioni, manutenzione e soprattutto i contratti di leasing del parco auto.

Manifattura meccanica

L’arresto parziale o totale della produzione in questo settore è legato prevalentemente a problemi logistici. Sono innumerevoli i casi di ritardi nella consegna di merci da e verso l’estero, generando anche problemi di congestione nei magazzini dove i prodotti si accumulano perché non vengono ritirati. Essendo questo un settore ben integrato all’interno delle filiere produttive molte imprese, anche lontane dalle aree del contagio, hanno difficoltà a reperire i semilavorati perché prodotti da imprese che si trovano nelle “zone rosse”. Nella manifattura, soprattutto quella meccanica, le imprese presentano una dimensione superiore alla media e per questo sono anche quelle più esposte ai problemi legati alla gestione del personale. Le assenze tra i dipendenti sono dovute il più delle volte alla necessità di rimanere in casa con i figli a causa della chiusura delle scuole.

Moda

L’attività delle imprese della moda risulta in forte riduzione e le perdite stimate superano il 15%. La causa principale è la cancellazione degli appuntamenti fieristici. Queste imprese hanno già sostenuto i costi per viaggi, poi annullato, ma ancor peggio, per loro è venuta meno la possibilità di incontrare la clientela e stipulare contratti. In alcuni casi si parla di “annullamento della collezione estiva per 2020”. Ai problemi di esposizione dei campionari si aggiungono anche quelli dovuti al crollo degli ordini per timore di un peggioramento della situazione e per la chiusura delle frontiere.

Servizi alla persona

Il calo della domanda in questo caso è stato generato soprattutto dall’allarmismo e dalla psicosi generale che ha investito il Paese. Questo, infatti, è un lavoro che richiede il contatto ravvicinato con la clientela e la diffidenza crescente da parte dell’utente finale ha portato ad innumerevoli cancellazioni. Alcuni intervistati hanno parlato di “agenda completamente annullata”. Non mancano, anche in questo settore, difficoltà legate al mancato recapito dei prodotti o alla sospensione degli appuntamenti con i rappresentanti. Molto avvertita dagli operatori è anche la difficoltà nel reperire presidi sanitari adeguati a svolgere il proprio lavoro perché esauriti presso i fornitori abituali.

Agroalimentare

La contrazione della domanda ha portato le imprese a ridurre l’attività o a chiuderla per qualche giorno. Si riscontrano soprattutto cancellazioni delle visite degli agenti in azienda e sospensione di tutte le trattive commerciali. Anche nell’agroalimentare lo slittamento degli appuntamenti fieristici sta provocando non pochi problemi. Sono diverse le imprese che denunciano il fatto che il loro prodotto non è idoneo per essere presentato in altri periodi dell’anno.

Costruzioni

Le imprese del settore denunciano in primis uno spostamento dell’inizio dei lavori a data da destinarsi e l’impossibilità di accedere ai cantieri siti nelle “zone rosse” o limitrofe. La sospensione di sopralluoghi e di preventivi a causa di una eccessiva diffidenza delle persone ad accogliere in casa il personale delle ditte. Infine in questo settore, nel quale operano molte imprese di allestimento di appuntamenti fieristici ed espositivi, la cancellazione degli stessi ha provocato un considerevole ammanco nei ricavi di questo periodo.

Servizi alle imprese

Il calo della domanda in questo caso è dovuto principalmente allo stato di difficoltà vissuto dal committente che ha ridotto o vietato l’accesso in azienda. Non manca però chi si è trovato impossibilitato ad operare perché colpito dall’ordinanza che vieta gli assembramenti sia pubblici che privati.

Autoriparazione

Tra gli autoriparatori i problemi derivano principalmente dai ritardi nell’approvvigionamento dei ricambi. Molto sentito è anche la difficoltà del personale di accedere presso le aziende dei clienti.

Conclusioni

Mettere in campo tutte le misure tese a salvaguardare la continuità dell’attività produttiva. Questa è la richiesta che giunge dalle micro e piccole imprese che hanno partecipato all’indagine promossa dalla CNA.

Il 72,4% dei rispondenti ha già registrato effetti diretti sulla propria attività a causa della vicenda coronavirus e il 53,1% stima che l’emergenza sanitaria in corso avrà un impatto negativo sui risultati economici del 2020 con una contrazione marcata dei ricavi.

Laddove possibile le micro e piccole imprese hanno già adottato contromisure e optato per forme di smart working capaci di conciliare la produzione con la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori.

Nel caso in cui lo stato di emergenza dovesse perdurare, le micro e piccole imprese potrebbero aver bisogno di poter ricorrere tempestivamente a strumenti di integrazione salariale per i propri dipendenti.

 

CNA _ INDAGINE _ IMPATTO CORONAVIRUS SULLE PICCOLE IMPRESE

Ci dispiace, i commenti sono chiusi per questo articolo.