“Avanti tutta per la mappatura”. E’ quanto chiede CNA Balneari al Governo dopo la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea secondo la quale “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”.
Prima di procedere, spiega il responsabile Cristiano Tomei, “è necessario certificare il grado della disponibilità della risorsa per garantire nuove iniziative imprenditoriali in aderenza ai principi comunitari della concorrenza”.
“Noi riteniamo – sottolineano i nostri balneari – che esista, in ambito nazionale, ampia disponibilità per rilasciare nuove concessioni ed evitare l’applicazione della direttiva Bolkestein per gli attuali concessionari”.
“Attendiamo fiduciosi – è l’appello di CNA Balneari – le decisioni del Governo per avere un punto fermo da cui partire per risolvere la questione balneare italiana, ormai aperta da quindici anni”.
Indirettamente la risposta dell’esecutivo e della maggioranza è arrivata tramite la ministra del Turismo, Daniela Santanché, e il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti.
“La sentenza della Corte di giustizia Ue – ha rilevato la ministra – ribadisce alcuni principi che già conoscevamo e questo permette al Governo di continuare il suo dialogo con la Commissione europea. Il nostro obiettivo è garantire alle imprese balneari un quadro certo e garanzie chiare, anche a salvaguardia degli investimenti fatti nel tempo”.
E andando più al cuore del problema Foti ha indicato come “la sentenza ha stabilito un principio fondamentale: per applicare la Bolkestein deve esserci necessariamente ed esclusivamente una situazione di scarsità di risorse naturali. Con questa conferma il Governo procederà a realizzare la mappatura delle aree che è la condizione necessaria e sufficiente – ha concluso – per vedere se questa direttiva andrà applicata oppure no”.
La corte si è pronunciata su un ricorso dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) – quella che siamo abituati a chiamare “Antitrust” – contro il comune di Ginosa, in provincia di Taranto, impegnato in una battaglia legale per difendere il rinnovo automatico delle concessioni.
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