Il gesto è talmente conosciuto e ripetuto che diventa automatico. Giancarlo Garbocci muove veloce la mano sulla pietra per affilare finemente le lame dei suoi rasoi. Mostra ai presenti con orgoglio la propria professionalità, acquisita in quasi ottanta anni di lavoro di barbiere. E’ contento di ricevere dalla Cna una targa di riconoscimento per il suo lavoro a Viareggio e degli omaggi dalla amministrazione comunale, ma soprattutto è entusiasta di mostrare quanto ancora sia felice di andare ogni giorno nel suo negozio di via Battisti e di servire i clienti. “Per l’immensa quantità di vita sfiorata dal ritmo sapiente delle sue forbici in questi straordinari ottanta anni di attività”, è stato scritto nella targa per Giancarlo. Una quantità che arriva a migliaia e migliaia di persone, di vite, di racconti. A due passi dal Comune dal 1945 e prima ancora, con il padre Sirio (che dà il nome al negozio) e il nonno Tommaso nella prima sede vicina a questa. “Siamo orgogliosi di poter omaggiare un professionista come Giancarlo, un artigiano come non ce ne sono più”, gli dice Valter Alberici a nome del Comune.
E il libro su Viareggio e il cd della Turandot in regalo sono accompagnati da tanta ammirazione e stupore per la vitalità che accompagna le parole di Giancarlo.
“La Cna non può che essere fiera di avere iscritto da sempre un artigiano di tale valore”, dice il presidente Cna Andrea Giannecchini nel porgere la targa.
Il barbiere mostra allora la prima tessera di iscrizione alla Cgil, prima della costituzione della Cna, tenuta con cura dal 1947. “Ero anche nelle commissioni che rilasciavano le licenze, ma io non ce l’avevo ancora…all’epoca era tutto diverso…”, sorride Giancarlo.
Prezioso testimone del nostro tempo, come se il negozio fosse stato per lui una vetrina sul mondo. Un mondo che si trasformava, giorno dopo giorno, lasciandosi alle spalle ricordi belli, ma anche tanta, tanta miseria.
“Viareggio ed il mondo sono totalmente cambiati. Non esiste più niente di quel passato lontano. Da qui si vedeva la vecchia Viareggio – racconta Giancarlo – lì la povertà la faceva da padrona. Di buono c’erano le persone, le relazioni. Si veniva dal barbiere anche per stare insieme, fare due chiacchiere, il tempo aveva una dimensione diversa. Ora hanno tutti fretta”.
Dal barbiere si andava ogni mattina per essere sempre impeccabili, ma anche il sabato sera dopo il cinema, perché magari nel corso della giornata la barba era cresciuta. E da Sirio si potevano fare gli abbonamenti a 13 lire per tutti i giorni, o leggermente meno per due volte a settimana.
“Lavoravamo sempre – continua – dalle 7,30 di mattina alla sera tardi, fin oltre le 23”.
Adesso da Sirio vanno i clienti fedeli, “ma anche tanti giovani” confida il nipote del barbiere.
Lui è solo in negozio, non ha aiutanti o possibili sostituti. E da quando la moglie se ne è andata, un paio di anni fa, andare in negozio aiuta anche a non far sentire troppo un’assenza importante.
“Negli anni ho avuto tanti collaboratori, per lo più stagisti – dice Giancarlo – o, semplicemente, ragazzi che le madri mi chiedevano di levare dalla strada. Ma i miei figli hanno scelto percorsi diversi, uno è medico ed uno è professore di musica”.
Un amore per la musica che, comunque, è stato ereditato dal padre. “Ho visto opere in tanti teatri – prosegue – sono stato maestro di musica e dirigevo la banda musicale. Una passione che non mi ha mai abbandonato e che adesso prosegue con mio figlio”.
E le foto di Puccini dopo l’incidente stradale, gli autografi di cantanti lirici incontrati sono in bella mostra fra gli specchi e le luci, a dimostrare quanta storia è passata da questo piccolo negozio.
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