mercoledì, 12 febbraio 2014, 17:30
di gabriele tolari
Dopo il positivo esperimento del Desco, il progetto del Baby Pit Stop si espande a vista d’occhio. Alcune attività di vario genere, commerciali e non, dispongono fin da questi giorni, se non da prima, di un angolo dentro la propria struttura in cui le mamme possono allattare il piccolo e cambiargli il pannolino. Tutto in completa privacy, con un minimo di comfort che non sia quello di un’auto e, soprattutto, nella sicurezza garantita da Unicef e Asl 2, le quali faranno i dovuti controlli igienico-sanitari nel tempo circa gli spazi predisposti dalle attività in questione. Fondamentale la collaborazione delle categorie economiche, Confcommercio, Confartigianato e Cna.
È possibile aderire in ogni momento: l’Unicef rilascia un attestato e un adesivo da applicare fuori dell’attività. Il cappello di asl e onlus darebbe, chiaramente, più risalto anche a chi già lo fa per così dire privatamente, senza tanta pubblicità. In provincia, per ora, aderiscono cinque negozi di abbigliamento, altrettanti ristoranti, una caffetteria – che già offriva questa possibilità – un’associazione di volontariato, una profumeria e un asilo nido, il primissimo a proporsi nel settore scolastico. Nel centro storico di Lucca è possibile prendersi cura dei bimbi, con un apposito fasciatoio, dentro i negozi di scarpe e abbigliamento Peter Pan, In Outlet e Vela. Ma anche nei ristoranti San Colombano e Mecenate, nella caffetteria La bottega del caffè e nel Cav, centro di accoglienza alla vita. Nella prima periferia, invece, si sono proposti l’asilo nido Il cucciolo di San Concordio e la Trattoria Stefani di San Lorenzo a Vaccoli. Nel Capannorese, Giuseppe Mencari, attivo nell’abbigliamento, i ristoranti Il rio di Vorno e I diavoletti di Camigliano e il centro estetico-profumeria Franca a Lunata. A Porcari un altro negozio di abbigliamento, Vitalina.
“Siamo la terza asl in Toscana a muoverci in questo campo – ricorda il direttore sanitario della numero 2, Polimeni – ma siamo più avanti perché facilitiamo la pratica facendo rete sul territorio. Miriamo a promuovere l’allattamento al seno, il quale è anche necessario per sviluppare l’attaccamento affettivo tra madre e figlio”. “Il latte materno è un vaccino naturale e tutti noi, non soltanto i medici, siamo la catena calda che dev’essere consapevole dei benefici di questo alimento”, sottolinea il primario di pediatria dell’ospedale Lucchese, Domenici. “Con questa iniziativa non vogliamo certo costringere le mamme ad allattare al seno, ma semplicemente dare loro la possibilità di farlo, se vogliono, anche quando non si trovano in casa e hanno bisogno di benessere.”
“Le madri – sottolinea ancora il medico – hanno, infatti, bisogno di supporto soprattutto quando lasciano l’ospedale. Appena dimesse, circa il 90 percento di loro allatta il figlio al seno, ma dopo tre mesi la percentuale scende al 55 e anche meno, rimanendo tale fino alla fine della pratica naturale. Appoggiando il Baby Pit Stop vogliamo sottolineare l’importanza del latte materno, sia per il piccolo sia per la mamma. Se nel primo previene le infezioni e anche alcune malattie future, pure per la donna è una pratica protettiva”.
Lucia Puliti, direttrice dell’unità operativa Educazione e promozione della salute dell’asl 2, precisa che l’obiettivo è demedicalizzare il più possibile l’iniziativa, proprio perché l’atto è spontaneo. Baby Pit Stop è pensato da Unicef Italia, che si propone l’allestimento di mille ambienti protetti che vadano a confortare le mamme in ogni momento della giornata. A Lucca il comitato è presieduto da Paolo Marchini ed è attivo da 40 anni, non solo con la raccolta di aiuti destinati naturalmente ai bimbi, ma anche con attività similari a questa, come quelle degli ospedali amici e della scuola amica.
Ci dispiace, i commenti sono chiusi per questo articolo.