sabato, 22 marzo 2014, 17:55
di gabriele tolari
I piedi nel futuro, gli occhi sulla tecnologia del presente, il cuore nel glorioso passato dell’artigianato artistico. La Cna guidata in provincia da Luca Poletti s’inserisce nel dibattito cittadino sulla riqualificazione del centro storico e lo fa dalla porta principale, prendendosi plausi e promesse da parte di Tambellini e, soprattutto, di Lattanzi della Fondazione Cassa di risparmio di Lucca. La quale, com’è noto, è la nuova patrona della città cui tutti, indistintamente, si affidano. Altro che San Paolino, Volto Santo e compagnia bella.
Illustrati nell’auditorium San Micheletto nel convegno ‘L’intelligenza delle mani: un polo per l’artigianato artistico fra tradizione e innovazione nella città’, sono molti gli obiettivi scaturiti con la vera e propria indagine di mercato condotta da Cna sulle botteghe artigiane sopravvissute ai segni del tempo. Non tanto per tornare ai mestieri che furono, quanto piuttosto per riprenderne gli aspetti intramontabili a prescindere dal periodo storico. Si va da una nuova visibilità per l’artigianato artistico lucchese, da svecchiare nell’immagine, a una rete di collaborazione e scambi tra i vari professionisti superstiti della creazione manuale. Con uno sguardo all’abbattimento dei costi di gestione e un altro rivolto al Carmine o a parte dell’ex manifattura, e l’intenzione ultima di organizzare, in uno dei due luoghi o altrove, un ambiente ad hoc dedicato all’artigianato.
“Quello che si imparava in bottega – ha ricordato la vicepresidente provinciale di Cna Ilaria Borelli, tra i promotori diretti del progetto – era sì un’esperienza pratica, manuale nella creazione di un determinato oggetto, ma era anche insegnamento ed educazione alla vita. Abbiamo pensato che disporre di un edificio pubblico a prezzi calmierati dove gli artigiani possano organizzare mostre, i laboratori siano protagonisti e corsi e seminari, eventi in genere racchiusi in un calendario annuale, possano trovare casa, sarebbe l’ideale per il rilancio dell’artigianato artistico lucchese”.
“Si tratterebbe di prodotti – ha specificato Borelli – naturalmente adeguati ai tempi di oggi. In questo contesto, poi, la cosa più importante sarebbe istituire una vera e propria scuola per i giovani, per avvicinarli a questo mondo”. In tal senso, potrebbe essere determinante che le scuole legate all’arte facessero sistema: non a caso, tra i molti studenti presenti in San Micheletto, erano presenti quelli di Walter Rinaldi, preside dell’istituto d’arte di piazza Napoleone e del liceo artistico di via Fillungo. “Però non si tratta soltanto di trovare uno spazio – ha avvertito Rinaldi – bensì di capire cosa abbia o non abbia senso fare, proporre al giorno d’oggi per quanto riguarda l’artigianato artistico. Non si tratta, dunque, di ripresentare le botteghe del ferro battuto o della cartapesta, ma di entrare in una dimensione nuova al passo coi tempi, dove design sia la parola chiave”.
Un amalgama, quindi, tra saperi vecchi e tradizionali, che sappiano però rapportarsi alla velocità e agli interessi del mondo moderno. Un sogno? La voglia di tornare al passato, seppur rivedendolo in chiave attuale, per la paura di un futuro incerto in qualsivoglia sua sfaccettatura? Niente di tutto ciò: “Sono stato recentemente in Olanda e Francia – ha raccontato Alessandro Romanini, professore dell’istituto di belle arti di Carrara – e specie nel secondo Paese, molto vicino all’Italia per certi aspetti culturali ed economici, l’artigianato è motore e vi si punta molto. Parigi e Lione, le città che ho potuto vedere io, sono tappezzate di manifesti, o banner illuminati, che promuovono decine di attività legate all’artigianato, dove si spiega che tutti i francesi hanno una buona ragione per sceglierlo”.
“La stessa Samsung, che non ha bisogno di presentazioni, ha deciso di aiutare e pubblicizzare il mondo dell’artigianato slegato a ciò di cui si occupa, dunque niente a che vedere coi device elettronici. Gucci – ha proseguito Romanini – casa di moda che nel 2013 ha fatturato più di 3 miliardi, ancora continua a fare promozione legando la propria immagine a quella dell’artigianato”. Come a dire che questa specifica realtà legata a mestieri antichi è tutt’altro che morta e ancora può fruttare in termini soprattutto turistici, attrattivi. “Un artigianato che, però, è un modello vincente se accostato a un sistema di e-commerce e di comunicazione all’avanguardia, oltre che a un aggiornamento continuo”, ha precisato ancora Romanini.
“Ho parlato con Cna del progetto di riqualificazione di una struttura qualche tempo fa – ci ha raccontato Serena Mammini, assessore comunale all’urbanistica – e il nome che è subito venuto fuori è stato quello dell’ex manifattura. Anche il Carmine, quando verrà riqualificato, sarà un luogo papabile, ma forse la bottega dell’artigiano, a colpo d’occhio, non si inserisce a perfezione con quella del banco agricolo. Pensavamo, quindi, che la parte della manifattura che si affaccia sul parcheggio Cittadella non sarebbe male per un progetto del genere. Specie perché si tratta di prevedere laboratori, un centro espositivo, una culla della tecnologia legata al mondo dell’artigianato. Ovviamente il tutto non solo a uso e consumo di Cna. Mi vengono in mente i fam lab, dove i giovani potrebbero mettersi insieme e fare un artigianato dove l’innovazione sarebbe parte integrante di una concezione moderna di questa attività storica. Però – ha concluso Mammini con la schiettezza che la contraddistingue – bisogna passare dalle parole ai fatti, sennò è inutile spendere soldi in convegni del genere se poi non sfociano in risultati concreti”.
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