La Cna chiede l’intervento dei parlamentari del territorio. L’aumento del canone minimo del demanio marittimo previsto dal decreto in uscita per il prossimo mese di agosto è una vera e propria scure che si abbatte sulle piccole e medie imprese del settore, già in notevole difficoltà a causa della pandemia. Per questo motivo la Cna di Lucca ha chiesto l’intervento dei parlamentari del territorio perché apportino modifiche sul decreto che ne prevede l’attuazione. Dal 1° gennaio 2021, infatti, le attività che operano su aree e pertinenze del demanio marittimo vedranno i canoni minimi aumentati a 2.500 euro, indipendentemente dalla effettiva area in concessione e dalla temporalità dell’utilizzo.
“Si tratta di un aggravio economico che per alcuni è di almeno cinque volte superiore alla spesa corrente e diventa incongruo per le piccole imprese che occupano spesso pochi metri quadrati – spiega Andrea Giannecchini, presidente Cna Lucca – Parliamo di un aumento sproporzionato e ingiustificabile per quelle aziende che operano sul demanio e che stanno fronteggiando con tutti gli sforzi una fase economica delicata dettata dalla pandemia”.
L’aumento riguarda gli operatori portuali che lavorano su piccole aree demaniali, siano essi meccanici, tornitori, elettricisti, falegnami, carpentieri, cantieri navali, ferramenta, cooperative di servizi, magazzini per la pesca.
“Per questo motivo – dice ancora Giannecchini – abbiamo chiesto ai parlamentari degli interventi correttivi immediati che non affossino le piccole e micro aziende che caratterizzano i porti nazionali. In questa fase di incertezza e di programmazione per le imprese, soprattutto per le medie e piccole, si deve tener conto delle specificità degli operatori portuali e non si può parlare di aumenti di costi”.
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